Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato numerosi casi di infezione da Parvovirus, malattia virale che colpisce i cani non vaccinati, particolarmente grave per i cuccioli. L’infezione è spesso letale se non tempestivamente diagnosticata e curata. Vi invitiamo a controllare il libretto sanitario per verificare lo stato di immunizzazione del vostro cane.

 

Caratteristiche del Virus e Misure di Prevenzione

Il Parvovirus canino tipo 2 (CPV-2) è un virus patogeno che colpisce il cane e i canidi selvatici e si è distribuito in tutto il mondo dal momento della sua comparsa nel 1977. Il CPV colpisce solo il cane e non può essere trasmesso ad altre specie animali o all’uomo. Si tratta di un virus di dimensioni estremamente ridotte (Parvo, dal Latino: piccolo) e caratterizzato da un’elevatissima resistenza ambientale.
Esistono due distinti parvovirus che infettano il cane il CPV-1 e il CPV-2, quest’ultimo è l’agente eziologico della enterite emorragica e della miocardite nel cane, è uno dei più importanti virus patogeni del cane con una elevata capacità di infettare i soggetti sensibili e un’elevata mortalità che può raggiungere il 10% nei cani adulti ed il 91% nei cuccioli, soprattutto tra le sei settimane e i quattro mesi d’età. I cani che sopravvivono dopo i primi quattro giorni di malattia solitamente recuperano rapidamente e diventano immuni al virus. La maggior parte dei cuccioli affetti muore se non sottoposto a terapia medica.
La diffusione della malattia è complicata dalla presenza di diverse sierovarianti. Sono al momento disponibili diversi test sierologici e molecolari per la determinazione del virus e la diagnosi di malattia. Inoltre sono da anni disponibili vaccini inattivati o vivi attenuati per la prevenzione della malattia. È importante sottolineare che la presenza di anticorpi materni nel sangue dei cuccioli interferisce con l’immunizzazione data dalla vaccinazione e può quindi sempre esistere una finestra temporale durante la quale il cucciolo può essere suscettibile al contagio anche se vaccinato secondo un corretto protocollo di immunizzazione.

Vie d’infezione

Non tutti i cani infetti manifestano i sintomi della malattia ma possono presentare il virus nelle feci durante la fase acuta dell’infezione intestinale e mostrare un aumento significativo del titolo anticorpale nel sangue. Durante tale fase questi cani eliminano il virus nell’ambiente con le feci contribuendo al diffondersi dell’infezione. Il virus si diffonde tramite contatto orale con feci infette o con superfici contaminate (ad esempio il terreno, le scarpe, i giochi per cani, le gabbie…) il virus entra quindi nel corpo quando il cane si lecca o mangia cibo che trova per terra. L’incidenza è più elevata in ricoveri per cani, negozi di animali e allevamenti. I cani che sono confinati in un giardino privato o in casa e non entrano in contatto con altri cani hanno una probabilità nettamente inferiore di entrare in contatto con il virus. Il patogeno viene spesso trasmesso attraverso il pelo o i piedi di animali infetti o le scarpe e gli indumenti dei loro proprietari.

Forma gastroenterica

Il periodo di incubazione va da tre a sette giorni, trascorsi i quali il cucciolo appare visibilmente malato. Una volta entrato nell’organismo replica attivamente nei linfonodi per poi essere rilasciato nel sangue in grandi quantità dopo un paio di giorni, nei 3-4 giorni successivi il virus si localizza in organi contenti cellule in rapida replicazione come quelle del midollo osseo e dell’intestino. A livello del midollo osseo il virus distrugge le giovani cellule del sistema immunitario annientando così i meccanismi di difesa dell’organismo. Il virus causa poi i suoi effetti più devastanti a livello intestinale. La superficie della mucosa intestinale è caratterizzata dalla presenza di un elevatissimo numero di protrusioni digitiformi chiamate villi. Queste piccole “dita” aumentano enormemente la superficie assorbente dell’intestino e le cellule che le rivestono sono prodotte continuamente in zone situate ai piedi di queste piccole dita chiamate cripte di Lieberkuhn. Il virus va a localizzarsi proprio a livello delle cripte dove, danneggiando le cellule destinate a rivestire i villi, causa un progressivo accorciamento di questi ultimi con una conseguente incapacità di assorbire i nutrienti che causa la diarrea. Il danno della superficie mucosa dell’intestino determina poi il crollo della barriera che separa i batteri intestinali dal sangue, questo fa diventare la diarrea emorragica e apre una via ai batteri per entrare nel sangue e diffondersi nell’organismo. Il virus dunque uccide in due modi, o per la grave disidratazione causata da vomito e diarrea che porta allo shock cardiocircolatorio o per le infezioni batteriche derivanti dall’intestino per la perdita della barriera intestinale.
I primi sintomi sono: depressione, inappetenza, vomito, febbre e diarrea. Nelle fasi iniziali la temperatura corporea si alza ma poi gradualmente si abbassa fino all’ipotermia con l’avanzare del vomito e della diarrea. Le feci possono avere diversi aspetti: acquose, giallastre, striate di sangue vivo o francamente rossastre. La rapida disidratazione è pericolosa in quanto i cani possono continuare a presentare vomito e diarrea incoercibili fino alla marte, spesso tre giorni dopo l’insorgenza dei primi sintomi. Il decorso della malattia è variabile in base alla dose infettante del virus e i segni clinici perdurano solitamente per cinque-sette giorni.

Forma cardiaca

La seconda forma del CPV è la sindrome cardiaca o miocardite che colpisce i cuccioli sotto i tre mesi d’età. In questo caso non c’è diarrea perché il virus va a localizzarsi nelle cellule muscolari del cuore immaturo del cucciolo. La sua manifestazione più drammatica è la morte improvvisa. Tra le quattro e le otto settimane di età si può verificare un’insufficienza cardiaca acuta con difficoltà respiratoria e versamento addominale. Gli animali che sopravvivono a questa forma presenteranno in seguito complicazioni croniche per alterazioni del muscolo cardiaco.

Terapia

La terapia può salvare la vita al cane affetto. L’obiettivo terapeutico più importante è la reintegrazione dei fluidi e degli elettroliti persi con il vomito e la diarrea, al tempo stesso è di fondamentale importanza fornire al paziente una copertura antibiotica ad ampio spettro, insieme a farmaci per il controllo del vomito. La terapia con siero iperimmune durante le prime fasi della malattia può aiutare a ridurre il carico virale per rendere l’infezione meno drammatica. Questo trattamento ha mostrato buoni risultati in termini di riduzione della mortalità e della durata del periodo sintomatico ma non è sempre facile reperirlo.

Resistenza ambientale

Il Parvovirus è particolarmente resistente nell’ambiente, è in grado di superare le gelate invernali nel terreno e molti disinfettanti ad impiego casalingo non sono in grado di ucciderlo. I cani infetti eliminano giganteschi quantitativi di virus con le feci. La dose media infettante per un cane non vaccinato è di circa 1000 particelle virali; un cane infetto elimina 35.000.000 di particelle virali in 28 grammi di feci.
In casa il virus perde la sua capacità infettante in un mese quindi sarà necessario attendere almeno un mese prima di introdurre un nuovo cucciolo nell’ambiente.
Se sono contaminati gli ambienti esterni è necessario calcolare sette mesi per le zone in ombra e cinque mesi per le aree con una buona esposizione ai raggi solari. Durante questo periodo le aree esterne vanno considerate contaminate. Il ghiaccio protegge il virus quindi bisogna attendere il disgelo per iniziare a considerare sicura un’area contaminata. Nonostante molti disinfettanti siano del tutto inefficaci, l’ipoclorito di sodio (Candeggina) è efficace ad una diluizione di 1 parte di candeggina ogni 30 parti di acqua.

Fonte: Indian J Virol. 2010 Jun; 21(1): 31–44. Canine Parvovirus: Current Perspective
S. Nandi and Manoj Kumar